Nico Di Crescenzo, classe 1986, nasce il 26 novembre a Guardiagrele (CH) sotto il segno del sagittario.
Fin da subito manifesta un’innata inclinazione per l’arte, il canto e la recitazione. All’età di 5 anni infatti trasforma il tavolo di casa in palcoscenico, inscenando spettacoli ed esibizioni canore per l’improvvisato pubblico domestico, la famiglia. Il canto resta la sua più grande passione anche durante gli anni adolescenziali, che affianca costantemente agli studi.
Dopo il diploma si iscrive alla facoltà di Scienze Infermieristiche all’Università G.D’Annunzio di Chieti, e dopo la laurea inizia a lavorare come infermiere per un anno.
Nonostante il percorso di studi e l’attività professionale intrapresa, Di Crescenzo decide di seguire le proprie passioni artistiche, così all’età di 24 anni si trasferisce a Roma per iscriversi all’Accademia Teatrale “Corrado Pani” dove conseguirà il diploma.
Tra provini ed audizioni inizia a farsi conoscere ed apprezzare, debuttando come attore in importanti musical: Billy Elliot, School of Rock e The Full Monty per la Peeparrow entertainment tanto per citarne alcuni.
Affianca Tosca, Emilio Solfrizzi, Lillo, Luca Ward, Paolo Conticini e molti altri grandi nomi del panorama teatrale Italiano.
Da diversi anni è docente all’accademia del Teatro Sistina, dove insegna canto e recitazione, preparando i ragazzi dagli 8 ai 16 anni che si appassionano al teatro e che trovano spazio nelle produzioni della Peeparrow Entertainement.
Dal 12 maggio Di Crescenzo sarà in tournée con il musical Billy Elliot nei panni dell’insegnante di pugilato.
Nico, cosa rappresenta per te il teatro?
Per chi fa teatro o chi sente la spinta di farlo, il palcoscenico rappresenta il luogo in cui ti senti giusto, dove sei esattamente al tuo posto e tutto sembra poter prender forma.
Sul palco infatti avverto la sensazione di essere totalmente libero, di essere me stesso senza alcun pudore né giudizio. Personalmente avverto quasi la sensazione che quel magico luogo mi dia il permesso di fare o dire cose che nella “vita normale” non potrei mai permettermi di dire o fare.
Il teatro è semplicemente un posto meraviglioso in cui poter far rivivere il bambino che c’è in ciascuno.
Attore, musicista e da diversi anni anche docente. Tra tante attività, come ti definisci?
E’ difficile doversi identificare in un’unica categoria.
Nel corso degli anni la formazione artistica è stata molto ampia oltre che variegata. Cercavo di apprendere quante più informazioni possibili nelle varie discipline dai diversi insegnanti con cui ho studiato.
Dopo l’Accademia a Roma infatti ho frequentato il corso di alta formazione Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, e nello stesso periodo studiavo anche canto privatamente con diversi insegnanti.
Nel mio percorso professionale non ho mai pensato, né mai avuto alcuna ambizione legata all’insegnamento, che è avvenuto successivamente per volere di Massimo Romeo Piparo, intuendo per primo una predisposizione all’insegnamento, tanto da volermi nel corpo Docenti dell’Accademia Sistina, cosa di cui vado molto fiero.
L’esperienza da insegnante mi ha aiutato a crescere non soltanto dal punto di vista umano, ma soprattutto artistico come performer. Vivere con i ragazzi, aiutarli a crescere è gratificante.
Penso che si possa essere contestualmente attore, musicista e docente purché si viva ciascuna attività espletata con leggerezza e rigore.
Nel corso degli anni hai lavorato con grandi artisti, c’è qualcuno che ha ispirato la tua carriera?
Ovviamente i riferimenti sarebbero tantissimi, ma a dire il vero la vera ispirazione l’ho sempre trovata in quelle persone che da artisti poliedrici riuscivano a fare bene contestualmente più cose. Penso ad esempio a Domenco Modugno che oltre ad essere un talentuoso cantautore era anche un bravissimo attore.
Avendo una grande passione per la musica italiana prediligo senza dubbio tutti i cantautori e gli interpreti italiani, Gino Paoli piuttosto che Mia Martini.
Per il mondo teatrale invece, da inguaribile nostalgico, mi rifaccio a tutti gli attori che facevano parte di un teatro che ahimè oggi non esiste più.
Se non avessi fatto l’attore, oggi cosa faresti?
Sono molto sodisfatto di ogni scelta fatta nella mia vita, anche se alcune sono state abbastanza dure.
Prima di intraprendere la carriera teatrale, avevo iniziato a lavorare come infermiere, ma se non ci fosse stato il teatro probabilmente sarei stato un buon medico.
Negli ultimi anni infatti, a seguito dei vari lock down e delle chiusure forzate dei teatri, non avendo risposte certe circa il momento in cui avremmo potuto riprendere a lavorare, mi sono riavvicinato all’ambito sanitario.
Essendo stato sempre iscritto all’albo degli infermieri, seppur non praticando, ho contribuito in maniera significativa all’emergenza sanitaria che stavamo vivendo, sentendo che il mondo medico-sanitario ne aveva realmente bisogno.
L’infermiere e l’attore sono due professioni seppur molto diverse, che possono coesistere in una sorta di dualismo dal momento in cui l’artista cura l’anima, mentre il medico, il corpo.
Recentemente sei stato impegnato con la tournée di “Taxi a 2 piazze” che, con grande probabilità, riprenderà il prossimo inverno. Tra gli attori del cast anche Barbara d’Urso. Come è stata l’esperienza?
Non mi sono mai divertito così tanto con gli altri attori del cast in scena, ed è capitato tra l’altro in un momento della mia vita in cui ero pronto per il ruolo che ho interpretato. Probabilmente se mi fosse capitata la medesima opportunità qualche anno fa, non l’avrei vissuta con la stessa leggerezza che ho scoperto di avere.
Dalla prima audizione io e la regista, Chiara Noschese siamo stati sulla stessa lunghezza d’onda. Sia lei che Barbara D’Urso erano molto divertite dalla mia proposta, tenendo conto che mi hanno selezionato tra oltre 200 candidati.
Quale sarebbe il desiderio lavorativo che vorresti realizzare?
Nel corso degli ultimi anni ho fatto tante cose, la maggior parte delle quali molto diverse, ma la lista di quelle che vorrei ancora realizzare è lunghissima!
Mi piacerebbe poter lavorare come attore per il cinema, ma se dovessi sognare in grande mi piacerebbe poter partecipare al Festival di Sanremo, se non come cantante, mi “accontenterei” della direzione artistica.
VINCENZO DE MARINO