Visto per voi: LE NUOTATRICI

Vorrei raccontare e condividere la storia del miracoloso viaggio affrontato dalle sorelle siriane Mardini, Yusra e Sarah, a cui è ispirato il film Le nuotatrici. Basato su una storia realmente accaduta, il film è di genere biografico-drammatico, prodotto in Germania nel 2022 e diretto dalla regista Sally El Hosaini, attualmente visibile sulla piattaforma Netflix.

Le due protagoniste, allenate sin da piccole dal padre (ex campione olimpionico) per diventare campionesse di nuoto, sognano di partecipare alle Olimpiadi di Rio del 2016 e rappresentare il loro paese d’origine, la Siria. Yusra è una ragazza obbediente, tenace e molto concentrata sull’obiettivo delle Olimpiadi, mentre Sarah, la sorella maggiore, più ribelle e frenetica, ha ormai quasi abbandonato il nuoto.

Le due ragazze trascorrono la loro adolescenza tra le bombe e gli spari incessanti della guerra in Siria e questo le costringe a prendere la coraggiosa, ma sofferta decisione di fuggire in Germania, per poi chiedere il ricongiungimento familiare. Affronteranno un viaggio estenuante e pericoloso da rifugiate, che farà rischiare loro la vita più volte.

Giunte in Turchia, le due sorelle stringono un accordo per entrare clandestinamente in Grecia a bordo di un gommone molto piccolo insieme ad altre 16 persone. Durante il tragitto, però, tutti gli occupanti del gommone sovraffollato rimangono bloccati nel mar Egeo perché il motore del mezzo entra in avaria.

Le sorelle, allora, senza perdersi d’animo e grazie alla loro grande abilità di nuotatrici, percorrono a nuoto il tragitto tra i due paesi, mettendo in salvo le vite di tutte le persone a bordo.  Le disavventure per le ragazze, però, non sono ancora finite, poiché cercano di ingannarle e di usare violenza su di loro più volte.

Dopo enormi sforzi riescono ad arrivare a Berlino e trovano asilo in un centro d’accoglienza per quattro mesi, in attesa di ricevere la cittadinanza. A quel punto Sarah chiede il ricongiungimento familiare, ma le dicono che lei e sua sorella non possono averlo, in quanto Sarah è ormai prossima ai diciotto anni.  Yusra non si arrende e non smette di inseguire e credere nel suo sogno: il nuoto!

A Berlino riesce a trovare un istruttore disposto ad allenarla e a dare alloggio a lei e sua sorella.

Yusra si allena duramente, migliorando i suoi tempi giorno dopo giorno, fino a quando riceve una notizia che le stravolgerà la vita: è stata ammessa alle Olimpiadi di Rio 2016 per rappresentare la squadra dei rifugiati. Mentre una sorella insegue il suo sogno, Sarah, scossa dalle difficoltà affrontate come clandestina, decide di tornare in Grecia e partecipare come volontaria alle operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti in mare. Successivamente, veniamo a sapere che Sarah Mardini viene accusata di reati legati al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Questa accusa l’ho trovata ingiusta perché una ragazza che sacrifica la propria vita per aiutare coloro vivono una situazione di estrema difficoltà, non sta commettendo un crimine, ma sta difendendo dei diritti umani!

Sarah e Yusra rappresentano perfettamente quelle persone che non si fanno abbattere da situazioni rischiose e drammatiche e combattono sempre inseguendo i propri sogni, perseguendo l’ideale della pace, nella speranza di un futuro migliore, non solo per se stesse, ma anche per gli altri.

Un aspetto che mi ha molto colpito è il processo di integrazione e di accoglienza tedesca, così come viene raccontato nel film. Infatti, la Germania è il Paese che ospita più immigrati in Europa e li accoglie in centri dove sono disponibili molti posti letto, anche se – come sottolinea la regista nel film –  dopo l’arrivo, ottenere il ricongiungimento familiare o la cittadinanza come rifugiati è davvero molto difficile e, a volte, sono necessari anche diversi anni per averlo.

D’altro canto, se la Germania offre asilo a molti di coloro che lo richiedono, altri paesi europei ostacolano l’accoglienza e l’integrazione, costruendo muri o impedendo o rallentando l’arrivo delle navi e questo, al giorno d’oggi, minacciati come siamo tutti, da guerre, cambiamenti climatici, squilibri sociali ed economici, ritengo sia inaccettabile.
Una curiosità sul film: le comparse presenti sul gommone sono stati in passato dei  veri clandestini!

Questo film è, secondo me, il simbolo di un’intera generazione di migranti, che inseguono la libertà e la pace con forza e speranza, molto spesso solo per cercare di vivere una vita migliore, quella che noi definiremmo “normale”, anzi, scontata. Molti giovani non solo affrontano prove dolorose e difficili, ma spesso vengono respinti sui confini che tentano di attraversare e di nuovo ritentano e provano ancora, e ancora, anche se in questo modo perdono i loro anni migliori.

Consiglio vivamente la visione di questo film, avvincente e coinvolgente perché, diversamente da quello che vediamo nei telegiornali quasi giornalmente, questa commovente storia è simbolo di speranza e di rinascita.

Asia Tomasicchio, 2^D, IC Mazzini Modugno

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