Gleb e Anastasia: storia d’integrazione per la pace.

E’ passato più di un anno dall’inizio del conflitto fra Russia e Ucraina. 

Sono state tante le crudeltà che continuano a subire gli ucraini a causa della guerra: c’è chi è restato nella madrepatria per combattere contro i russi ed evitare l’invasione e la progressiva conquista dei territori ucraini e c’è chi invece si è ritrovato costretto a fuggire dal proprio Paese .

E proprio tra coloro che sono fuggiti ci sono stati i ragazzi ucraini che il nostro istituto A. De Gasperi di Corato, ha accolto.

In particolar modo la mia classe ha potuto vivere l’esperienza dell’accoglienza nei confronti di due ragazzi ucraini provenienti da Kiev: un ragazzo quindicenne di nome Gleb e una ragazza dodicenne di nome Anastasìa .

Circa un anno fa, i primi giorni di aprile, Gleb e Anastasia sono arrivati nella nostra classe.

Timidi e silenziosi, nei loro sguardi si scorgeva la tristezza e la nostalgia della propria terra e del proprio papà che stava combattendo per difendere la propria nazione. Non conoscevano la lingua italiana, di conseguenza difficilmente riuscivano a comunicare. Fortunatamente presto li affiancò una traduttrice che cercò di far comprendere loro ciò che dicevamo. Anche i nostri professori cercarono di aiutarli nell’apprendere le varie materie. Per noi ragazzi è stata un’ esperienza nuova e completamente diversa: Abbiamo cercato di trasmettere loro il nostro affetto, dialogando il più possibile in inglese e loro ci hanno  insegnato brevi frasi in ucraino. Un vero e proprio scambio culturale, un momento che sarebbe dovuto essere di importante crescita e di confronto, se non fosse stato per il loro sguardo che spesso si perdeva nel vuoto, pervaso da un dolore troppo grande che, per noi, non era possibile immaginare.

No, non è possibile comprendere cosa significhi essere strappati dai propri affetti, dalle proprie abitudini, dalla normale, straordinaria quotidianità. Essere lontani da casa, pensando che, forse, non si ha nemmeno più una casa perché distrutta dai bombardamenti. La ‘leggerezza’ non è più contemplata. Non è accettabile che venga interrotta la sinergia e l’armonia di un intero Paese.

Solo in qualche occasione abbiamo potuto scorgere sui loro visi timidi sorrisi e, questo, ci ha resi contenti di vederli ritrovare, anche se per poco, un po’ di gioia allontanando il pensiero dal conflitto che li ha costretti a fuggire .

Inoltre nel periodo in cui Gleb e Anastasia sono stati con noi, abbiamo compreso quali sono realmente le conseguenze di una guerra che non è un gioco come quelli che si vedono nei videogame: la distruzione è reale, tangibile, invivibile.

Tutto il popolo ucraino si ritrova ancora oggi a combattere una guerra che, però, non è di tutta la Russia. Molti russi non vogliono combattere, ma si ritrovano costretti a farlo perché la diserzione la si paga con la propria vita. La propaganda è così imponente che non conoscono neanche il vero motivo di questa guerra e del suo progressivo sviluppo, perché è stato negato il diritto all’informazione e, quello fondamentale quanto inalienabile, della libertà d’espressione. Entrambi i Paesi, in modo diverso, vivono il male.

Un giorno, ci hanno comunicato che Gleb e Anastasia, erano partiti. Probabilmente per raggiungere parenti che vivono in altri paesi.

Non abbiamo più rivisto quegli sguardi tristi e spaventati, ma tutti noi speriamo che i nostri Gleb e Anastasia, come tutti gli altri ucraini costretti a fuggire, possano tornare a vivere felici nella loro nazione. 

Fedele Zitoli 3^C – Scuola sec. di Primo grado – I.C. “Tattoli -De Gasperi” – Corato

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