Nata a Spinazzola nel ’45, dedica la sua vita all’accoglienza e all’impegno per creare un futuro migliore, di serenità e pace: intervistiamo Luciana Martinelli Iannuzzi.
Com’è nata la decisione di accogliere minori in difficoltà? Cosa l’ha spinta ad essere così aperta verso il prossimo?
Con mio marito Gianni, che ora non c’è più, sognavamo una famiglia accogliente, non una casa chiusa al mondo esterno perché “le mura di casa proteggono ma isolano”. Quindi iniziammo le prime esperienze di accoglienza di bambini e ragazzi che, con provvedimento del tribunale, erano allontanati dalle famiglie.
Sono nata alla fine della guerra in una famiglia molto solidale, che si impegnava perché chi ci stava intorno non fosse solo ed emarginato. Quindi ho ricevuto buoni esempi e mi è stata indicata la strada da percorrere.
I suoi figli come vivevano questa esperienza?
Avendo cominciato quando loro erano piccoli era la nostra normalità: come in tutte le relazioni umane c’erano piccole liti fra loro e gelosie, ma il compito degli adulti è anche gestire queste reazioni normali.
Quando i compagni vedevano altri bambini con noi e chiedevano chi fossero, mia figlia non sapeva come definirli e diceva “sono le nuove parentele”. Queste esperienze hanno aiutato i nostri figli a crescere senza pregiudizi e paura dell’altro.
Erano gli estranei a guardare a volte con ammirazione, a volte con perplessità e quasi con sospetto questa cosa strana che faceva la nostra famiglia: sembrava che togliessimo ai nostri figli per dare ai figli degli altri.
Quanti ragazzi avete accolto?
La nostra famiglia ha accolto 24, tra ragazzi e bambini, per mesi o anni. Due sono usciti sposi da casa nostra. Sono state esperienze faticose, ma le cose belle si fanno con fatica. L’ultimo è arrivato dall’Albania quando aveva sette anni, non potendo ricevere lì le cure di cui aveva bisogno.
C’è stata qualche storia che l’ha particolarmente colpita oppure qualche ragazzo a cui si è particolarmente legata? Ha mantenuto i rapporti con questi ragazzi?
Con alcuni si è mantenuto un rapporto più intenso, con altri occasionale. Per esempio, poco fa è stata qui una donna che ora ha 35 anni; aveva nove mesi quando è venuta da noi. Ci siamo impegnati perché vivesse con gioia il ricongiungimento con la madre
Ogni storia, ogni persona è stata diversa dall’altra, sono diventati loro i nostri maestri di vita, e ancora oggi mi danno forza e gioia.
Un ragazzo che era stato da noi veniva da una storia molto sofferta di cui portava le ferite.
Diventato padre, ci disse che nei momenti di incertezza per decisioni da prendere nei confronti dei figli, pensava a cosa avrebbe fatto Gianni.
Una ragazza mi raccontò di come l’affido l’avesse aiutata a ricostruire il rapporto con i suoi genitori, superando la rabbia che aveva provato nei loro confronti quando la situazione familiare era stata sfavorevole.
Se ripariamo i danni per tempo, questi non saranno trasmessi alla società. Come dice don Ciotti “chi ha visto i diritti negati non saprà esercitare i doveri”, infatti chi non vede soddisfatti i bisogni primari porta dentro una rabbia che restituirà al mondo e il rischio è che si crei una spirale di risentimento che dobbiamo interrompere, dando una possibilità ai bambini di sentirsi amati e accolti per diventare in futuro adulti responsabili.
Cosa è per lei la pace?
Per me pace è impegno per il cambiamento e il bene comune, ed è strettamente legata al valore della Giustizia. È accendere i riflettori sulle ingiustizie e cercare soluzioni. È un impegno che va vissuto nella concordia con serenità e pace d’animo; deve essere un obiettivo che si raggiunge nel dialogo, nel rispetto reciproco. Il nostro impegno deve venire amplificato dagli altri e quello degli altri da noi, diventando contagioso.
Ognuno deve fare la sua parte per il bene comune: chi per l’ambiente, chi per l’economia, chi dando l’ascolto, chi la tenerezza o la vicinanza; noi abbiamo scelto l’accoglienza! “Se stai bene tu, sto bene anch’io”. Ognuno deve fare ciò che può, senza pretese, e avendo l’umiltà di chiedere aiuto agli altri.
Intervista realizzata da Emilia Laura Casarano 3F I.C. Michelangelo Bari