Quando si tratta di parlare di immigrati non è mai facile, molti pregiudizi ( a volte sacrosanti) , molti luoghi comuni , molte difficoltà oggettive e infine una rete di accoglienza che fa acqua. Parleremo di inclusione e questo è il mio pezzo di oggi.
E’ vero la strada dell’inclusione è lunga, insidiosa e lontana dai modelli di accettazione che vorremmo o che speriamo. La nostra società ha imparato in fretta e in fretta ha giudicato. Niente di più niente di meno. Tuttavia per capirci qualcosa in termini di affidabilità della macchina degli aiuti, per capire perché gli sbarchi continuano ad affogare i centri di accoglienza, per capire perché dobbiamo accogliere e non respingere o perlomeno perché concedere una possibilità di riscatto agli immigrati abbiamo ritenuto di voler confrontarci con l’avv. Loredana Liso, una della maggiori esperte del settore.
Incontro l’avv. Liso nel suo studio a Bari, in un pomeriggio, a suo dire, tranquillo, senza assilli e senza immigrati che fanno ressa per avere risposte. Già da un primo impatto si capisce che non tratta l’ordinaria amministrazione in tema di immigrazione, anzi tutt’altro, la questione degli immigrati è seria, piena di problemi, di incertezze e di difficoltà oggettive che strano a dirsi mettono in conflitto le stesse leggi che disciplinano la materia. Incominciamo.
Avvocato da quanti anni si occupa di immigrazione? (risatina – allude all’età) da molto tempo, diciamo che dopo il praticantato mi sono spinta in questa direzione perché è una materia affascinante. Nulla è scontato ed è sempre stimolante.
Quindi i suoi “soliti” clienti sono gli immigrati? Si in maggior parte. Come dicevo è un lavoro complesso ma soddisfacente poiché credo di poter affermare di aver risolto molti problemi e dato una possibilità in più a chi merita.
Incominciamo con questa parola: merita (verbo o aggettivo?) si riferisce agli immigrati suppongo? Certo che sì, e la parola, che sia verbo o aggettivo, è plasmabile solo a chi si comporta con dignità e accetta le regole del nostro paese e del nostro ordinamento e si integra i modo onesto nel contesto sociale e lavorativo. Tutto l’apparato burocratico e assistenziale messo su per gli immigrati ha il diritto di essere rispettato perché l’impegno è immane anche se a volte s’inceppa. Incominciamo col dire che NON sono perfettamente d’accordo nell’aiutare solo gli immigrati che scappano da paesi dove ci sono guerre civili ma anche da paesi in cui non esiste il concetto di vita perché essa appartiene al tiranno del luogo, o da luoghi in cui le catastrofi sono colpa dell’uomo e dell’incuria, o peggio ancora quando appartieni a una classe sociale da sterminare o paesi nei quali la vita non conta niente: …questi immigrati sono definiti ”migranti economici”. Per loro nel nostro Paese ottenere una qualsiasi forma di protezione è veramente difficile. Riescono ad ottenere un permesso di soggiorno solo se riescono a dimostrare di essersi perfettamente INTEGRATI nel campo lavorativo e sociale. Solo se hanno un lavoro, un contratto regolare una residenza/ospitalità riescono a ottenere un permesso di soggiorno per motivi protezione speciale” che ha sostituito la vecchia protezione umanitaria. Dunque per i” migranti economici” la battaglia per ottenere un permesso di soggiorno è lunga e richiede numerosi requisiti come detto l’INTEGRAZIONE . Quindi per loro il discorso è completamente diverso da migranti definiti rifugiati”
Avvocato ma in cosa consiste esattamente il suo lavoro che pare sia più un impegno sociale? Complicato, esasperante, cavilloso e purtroppo irrazionale Le leggi sono complesse e farraginose e di diversa interpretazione .Io mi occupo non solo di richiedenti giunti sul territorio da tempo ma anche di immigrati appena sbarcati , di quelli che giungono dopo lo sbarco nel CPR -ovvero centro per il rimpatrio, o che sono scarcerati e portati nel CPR per essere rimpatriati ovvero gli irregolari. Vi faccio un esempio frenatissimo. Cosa succede al momento dello sbarco. Arriva un barcone pieno di disperati a Lampedusa, la macchina dell’accoglienza si mobilita e dopo essere stati soccorsi sbarcano. Giungono tutti senza documento di riconoscimento, e pertanto danno le generalità che vogliono. Vengono fotosegnalati e, grazie ai mediatori interculturali, gli immigrati vengono divisi per paese di appartenenza. Se ad esempio provengono da un Paese considerato “sicuro” e con il quale vi è un accordo internazionale come ad esempio la Tunisia e non intendono formalizzare la richiesta di protezione, perché non capiscono casa sia vengono attinti da un “decreto di respingimento” alla frontiera. Questo straniero dovrebbe pertanto essere rimpatriato ovvero rispedito nel suo paese d’origine come prevedono gli accordi internazionali . Se però non è immediatamente disponibile un vettore e ci sono posti liberi nei CPR in Italia viene disposto il trattenimento al fine di effettuare l’accompagnamento forzato, ovvero con le forze dell’ordine. Vengono trattenuti nei vari CPR, luoghi in cui sono privati della libertà, da loro definiti “carceri” al fine di essere rimpatriati. All’interno dei CPR poi il loro destino può cambiare ovvero possono essere rimpatriati o possono fare la richiesta di protezione ma da “ristretti”. Se invece sbarca un immigrato scappato da un paese per il quale non vi accordo internazionale, e dunque non vi sono prospettive di rimpatrio, e manifesta la volontà di richiedere la protezione per loro scatta la macchina della solidarietà. Viene accolto da libero, con numerose garanzie nei CAS, nei SAI, nei CARA ecc. Dopo l’accoglienza, per loro si attiva tutta la procedura amministrativa della richiesta di protezione e se la richiesta viene rigettata dalla Commissione territoriale inizia una lunga battaglia legale.
Come battaglia legale? Per ottenere la protezione e dunque un permesso di soggiorno è necessario presentare un ricorso al Tribunale del luogo in cui è stato emesso il provvedimento di diniego . Il processo è cavilloso e risente delle frequenti modifiche legislative e dei vari orientamenti giurisdizionali. Ogni Tribunale ha un proprio orientamento. A tutto questo a volte si aggiunge anche la difficoltà legata alla mancanza di identificazione dello straniero. Molto spesso l’immigrato non solo arriva privo di passaporto ma non è mai stato censito nel suo paese perché, in numerosi Paesi, specie africani, non esiste una anagrafe cittadina, per cui la prima questione è identificare il soggetto. E qui nasce la prima difficoltà: Se non sappiamo come si chiama e non possiamo riscontrare le corrette generalità, CHI E’ COSTUI? . Quindi come facciamo a dimostrare la provenienza da determinate zone? Seconda questione: Dopo che gli viene riconosciuto il diritto ad un permesso di soggiorno dal Tribunale, per ottenerlo dalla questura deve fornire un passaporto del suo paese. E qui bisogna affrontare un altro problema. Ottenuto il passaporto dalla sua Ambasciata in Italia, che spesso o quasi nella totalità dei casi, cambia le generalità da lui dichiarate e quindi con il quale ha ottenuto il diritto al permesso di soggiorno. Le generalità con cui è stato in Italia da anni e con le quali gli è stato riconosciuto un permesso di soggiorno diventano DIVERSE da quelle del passaporto rilasciato dalle Ambasciate . Non corrisponde il nome o il cognome o la data di nascita . Comincia per loro un’altra procedura per cambiare le generalità. Tutto questo per noi è assurdo. Non riusciamo a comprendere come è possibile sbagliare completamente il nome e il cognome o addirittura modificare la data di nascita , o cambiare completamente lo Stato di nascita. Terza questione: se si tratta di un pregiudicato, magari un terrorista internazionale, come è possibile ottenere delle informazioni se questo signore è ricercato o pende qualche provvedimento restrittivo se è ricercato con altre generalità e magari non ci sono altri riscontri investigativi, come ad esempio le impronte digitali? Voi non immaginate quanto sia semplice ottenere la cittadinanza di un qualunque Stato del terzo mondo, le ambasciate hanno diciamo criteri “PROPRI” per il rilascio dei passaporti e dei certificati
Per quelli che non ottengono il permesso che succede ? avvocato mi dica? Se l’immigrato non ha ottenuto il permesso, o gli è stato revocato perché ha commesso un reato ostativo al rinnovo diventa irregolare e dovrebbe essere espulso dall’Italia. Dico dovrebbe, perché purtroppo mancando documenti di riconoscimento in corso di validità necessari per effettuare il rimpatrio. Mancando accordi internazionali con molti paesi, manca la collaborazione dei consolati o delle Ambasciate al fine di rilasciare lasciapassare e identificazioni utili al rimpatrio forzato. Tutti questi sono gli immigrati clandestini per i quali, NON è possibile il rimpatrio. Possiamo così avere il terrorista che se anche attinto da un’espulsione del Ministro e non del Prefetto e dunque per la pericolosità sociale non può essere rimpatriato per mancanza di collaborazione del suo Paese di origine . Restano irregolari in Italia liberi di circolare, e per i quali l’unica cosa che gli viene notificata è l’ordine di lasciare volontariamente il territorio italiano in 7 giorni. Tale ordine nella quasi totalità dei casi non viene rispettato. A questo si aggiunge anche che spesso i decreti di espulsione emessi dai Prefetti riportano errori evidenti che li rendono nulli e per i quali vengono proposti ricorsi presso i giudici di pace che li annullano e che pertanto lo straniero ritorna ad essere libero di circolare nelle strade, in modo clandestino/irregolare.
Quindi avvocato rischiamo di avere gente pericolosa e nullafacente per le strade cittadine? Certamente. E non è colpa dell’avvocato, dei Tribunali delle Questure ma purtroppo dalla mancanza di collaborazione di numerosi paesi che non riconoscono i loro cittadini, non collaborano per identificarli, non rispondono e non concedono il lasciapassare utile al rimpatrio per evitare che vengano riportati indietro per altri motivi che purtroppo ci sfuggono
Dunque è tutto uno scatafascio? No, non esattamente, per fortuna molti immigrati sono brave persone che hanno visto l’inferno e che vanno aiutati. Sappiate che quando un immigrato ha finalmente ottenuto il permesso di soggiorno può benissimo integrarsi . Alcuni sono accolti anche all’interno di strutture come le “case di comunità” del Comune di Bari. Io per esempio quando ho la certezza di trovarmi di fronte ad un immigrato, serio, collaborativo, onesto lo aiuto avvalendomi della rete dell’accoglienza molto efficiente del Comune di Bari .
Avvocato mi pare di capire che alle “spalle” degli immigrati c’è un impressionante giro di soldi, mazzette? Allora chiariamo prima di tutto che non voglio fare la parte ignobile di “chi non sa” … è vero, sulla pelle degli immigrati vivono personaggi di dubbia moralità e le cronache sono piene di fattacci. E’ vero che la catena dell’accoglienza è una macchina che se non oliata non regge l’impatto. E’ vero che per ottenere documenti – passaporto – si paga, è vero che l’Italia per ogni immigrato ha un costo giornata che varia dalle 17/25 euro a persona in caso di accoglienza in strutture governative, è vero che gli scafisti vengono lautamente e meschinamente pagati, è vero che la criminalità fa affari con gli immigrati clandestini che sono sfuggiti alle maglie dell’accoglienza, è vero infine che nessuno sa esattamente quanto costa alla fine un singolo immigrato e quanto tempo starà sull’italico suolo.
Avvocato ma lei si occupa solo di immigrati? Giammai, anzi il mio dovere come legale e comune cittadino è fornire tutta la mia assistenza a chi ne ha bisogno soprattutto a persone svantaggiate e senza dimora . Ho molti italiani, gli ultimi, quelli di cui non frega niente a nessuno, tra i miei clienti a cui dedico lo stesso impegno legale e civile. Non faccio distinzioni.
Un’ultima domanda: che cosa vuole fare da grande? (risatina per via dell’età) Quello che faccio oggi ma vorrei che davvero la macchina dell’accoglienza fosse un meccanismo virtuoso. Dare assistenza a chi ne ha bisogno è una mia missione, quando sono nelle condizioni di aiutare lo faccio senza sconti e senza riguardi verso la mia persona anche se spesso qualcuno mi incolpa se qualche immigrato è per strada a delinquere perché magari sono riuscito a far decadere il decreto di espulsione, ma quello è il mio lavoro e stiamo parlando d’altro.
L’intervista finisce dopo due ore di una lunghissima chiacchierata in cui sono stati affrontati diversi aspetti di questa difficile e difficoltosa questione: Immigrazione – . Per ragioni giornalistiche ho riassunto, spero, le motivazioni e le storie di questo conflitto epocale. Non è facile parlare di inclusione, è più facile parlare di luoghi comuni, di interferire negativamente piuttosto che accogliere. La nostra società fa quello che può come può e nessuno potrà mai dire che l’Italia non è un paese che accoglie, le chiacchiere le lasciamo agli altri. Tuttavia sono necessari diversi correttivi legislativi e diversi modi di applicazione delle norme.
Franco Marella