Tutto pronto per la partenza dei “Cavalieri di S. Nicola” di Bari, fra due giorni, per ricongiungersi con gli omologhi e “Insieme per S. Nicola di Venezia” per la intensa settimana nicolaiana che questi hanno organizzato, dal 14 al 20 maggio, portando nella Chiesa di Ognissanti di Pellestrina quella porzione di reliquie del Santo custodite nella Chiesa di S. Niccolò al Lido. Sostanzialmente una «… commemorazione della Traslazione delle reliquie di S. Nicola da Myra a Bari, ove riposano, figurando la venuta del Santo dal mare» ne “La Serenissima”, che prende le mosse da quella che ogni anno, l’8 maggio e da circa due secoli, si tiene nella Capitale di Puglia con tanto di corteo storico che sfila per il centro della città.
Una cosa resa possibile grazie all’intenso lavoro della consigliera Marina Faraguna e la collaborazione del Comune di Venezia, con l’interessamento dell’assessore alla promozione del territorio Paola Mar e dei consiglieri Alessandro Scarpa Marta e Giovanni Giusto, Né è certo esagerato definire un evento anche storico questa iniziativa con cui, in un momento quantomai critico per le sorti dell’intera Umanità, nella Città di S. Marco si riscopre la figura di San Nicola, patrono dei naviganti e molto venerato pure dagli ortodossi, per una supplica di pace per far cessare la guerra in Ucraina,
Un evento alla sua prima edizione, quello di cui stiamo parlando, che dunque va ben al di là del suo valore spirituale e simbolico ma che assume persino rilevanza internazionale in virtù di questa grande ripresa del culto de “il Santo più venerato al Mondo”, partendo dal ricordo che oltre che a Bari, nella Basilica a lui dedicata, anche nella Capitale del “Golfo di Venezia” (come al tempo si chiamava il Mare Adriatico) sono custodite parte delle reliquie del Vescovo di Myra, Un culto molto sentito anche a Venezia e un’iniziativa dall’alto «valore religioso, storico e culturale» che diviene pertanto un tassello importante non solo perché ricongiunge idealmente, come al tempo dell’impresa dei marinai baresi (1087) le due città che se ne contendevano le spoglie, ma rilancia fortemente l’appello per la Pace che Papa Francesco rivolge da Roma a tutto il popolo cristiano in ogni angolo della Terra (i quasi 2,5 miliardi di credenti fra cattolici e ortodossi nel mondo) affinché si fermi questa assurda carneficina in piena Europa e si scongiuri quell’Armaggedon alle porte di una possibile guerra nucleare.
A rappresentare Bari nel momento clou di questa manifestazione insieme alle maggiori autorità civili e religiose del posto – ovvero il ritorno in barca, il 20, delle reliquie di S. Nicola nella Chiesa al Lido dove sono custodite e venerate – una delegazione dei “Cavalieri di S. Nicola e della Nave” (la “Caravella” per chi non l’avesse capito) con il loro Gran Maestro Giuseppe Massimo Goffredo e, ormai figura storica barese nelle vesti del Santo, Paolo Caradonna.
E comunque partenza anticipata la loro, anche a consolidare i rapporti appena instauratisi per questa missione religiosa e di Pace, non certo solo questo nei programmi di questa volitiva Associazione con sede, peraltro, nella straordinaria e antica Chiesa di S. Nicola Crisostomo in Bari, presidio operativo della fede cristiana e importante centro di riferimento storico culturale anche per essere stata la prima chiesa ove furono accolte le reliquie del Santo appena arrivate da Myra. Mai così vicine Venezia e Bari, a secoli di distanza, un appuntamento importante che, a ridosso del recente accordo suggellato nel Castello di Minturno (nella foto di apertura) con tanto di delega regionale e investitura al dr. Goffredo come Cavaliere del Tempio di Salomone, forse apre pure la strada a una reinterpretazione generale e inedita della irrisolta “quaestio templaris”.
Non solo questo in ogni caso in agenda, ma pure i tanti sospesi dovuti al Covid e, adesso, alla guerra: a cominciare da un rispolvero dell’ambizioso progetto de “La via Nicolaiana”, per poi parlare anche di quella Santificazione del Beato Niccolò Paglia da Giovinazzo che, compagno assoluto di opere e predicazione di S. Domenico di Guzman, ancora attende da quasi ottocento anni, il giusto riconoscimento che la Chiesa gli deve per tutto quello che ha fatto in vita. E non è certo tutto qui.
Enrico Tedeschi (con la collaborazione di Giorgia Lecce Coccia)