Il Presidio Libera “Gianni Carnicella” di Molfetta ha concluso per quest’anno scolastico il proprio impegno con le scuole superiori della città proponendo agli studenti, presso La Cittadella degli Artisti, nelle giornate del 16 e del 17 maggio, la fruizione dello spettacolo “SONO UNA BOMBA – La storia di Peppino Impastato”, di e con Nicolò Ayroldi (Sound design Paolo Vista e Nicolò Ayroldi, supervisione drammaturgica di Francesco Maria Russo e Salvo Vitale).
Dopo il questionario online sulla percezione della legalità negli adolescenti, la visione del docufilm su Gianni Carnicella “Trentanni”, del regista Girolamo Macina, con testimonianze e dibattito, il Presidio sceglie il linguaggio teatrale per accostarsi ai ragazzi.
A distanza di pochi giorni dall’anniversario della morte di Peppino Impastato, avvenuta il 9 maggio 1978 a Cinisi per mano della mafia, s’intende riportare alla luce uno scorcio della breve e intensa esistenza del giovane siciliano, che, pur nato in una famiglia mafiosa, ha avuto la forza e il coraggio di ribellarsi a una condizione e a un ruolo immaginati per lui, ma per lui stretti e scomodi.
Lo spettacolo racconta questa storia, grazie alla regia e all’arte del giovane Nicolò, originario di Molfetta che ha rivestito per circa un’ora i panni di Peppino.
E ora qualche nota dello spettacolo che è stato riproposto anche di sera per un pubblico adulto.
SONO UNA BOMBA – LA STORIA DI PEPPINO IMPASTATO
Scritto, diretto e interpretato da Nicolò Ayroldi
LA STORIA DELLO SPETTACOLO
Sono una bomba è uno spettacolo nato all’inizio dell’anno 2021. Nella seconda ondata della pandemia non avendo uno spazio dove provare, data la chiusura istituzionale, ho iniziato a buttar giù delle idee drammaturgiche sul tema. La pièce è frutto di un lavoro in primis giornalistico, dato che non si parla di una figura immaginifica ma di una persona realmente esistita, non potevo permettermi di sbagliare informazioni.
Desideravo conoscere più cose possibili della vita di Peppino, così, attraverso una ricerca accurata sulla storia della mafia e sui temi che ne derivano, sono riuscito ad avere una visione più critica sull’argomento per poi potermi abbandonare ad un’interpretazione personale. Ho concluso il mio percorso drammaturgico con un viaggio a Cinisi dove ho incontrato prima i suoi famigliari, a Casa Memoria Impastato, e poi Salvo Vitale, compagno di mille racconti su Radio AUT. Giovanni e la figlia Luisa mi hanno accolto con calore, facendomi visitare la casa dove la famiglia Impastato ha vissuto. Fuori ci sono le 100 mattonelle che separano la casa di Peppino da quella del mandante del suo omicidio, Tano Badalamenti, i famosi 100 passi.
La cosa più strana è stata l’ultima mattonella, appena fuori alla casa di Tano. La mattonella raffigurava un Duomo a me familiare. Era il Duomo di Molfetta, la mia città natale, con una dedica in memoria di Gianni Carnicella, sindaco assassinato dalla mafia il 7 luglio 1992.
Lo spettacolo è nato e immaginato a due voci, la voce dell’attore e la voce risuonante e vibrante delle corde della chitarra. Per una serie di sfortunati eventi i due chitarristi con i quali collaboravo, hanno scelto un’altra strada lasciando la drammaturgia ad un corpo, solo, il mio. Questa solitudine scenica e drammaturgica mi ha portato a creare un dispositivo dove l’attore singolo si barcamena tra microfoni, mixer audio e luci e un tamburo che batte questo tempo scandito. Un’esplosione di linguaggi diversi che si concatenano.
SINOSSI
In un tempo scandito, Peppino Impastato cerca un linguaggio per stare al mondo. Non ha scelto di nascere in una famiglia di stampo mafioso. L’uccisione di suo zio, Cesare Manzella, capomafia della città, cambia inesorabilmente le sorti della sua vita. Nello spettacolo si ripercorrono l’ingenuità fanciullesca, la presa di coscienza, e la ricerca degli strumenti migliori per intrappolare coloro che chiamava “famiglia”.
Cosa ci lascia la nostra famiglia come eredità?Cosa cambieresti della tua condizione sociale?
Io a Cinisi:” Mi scusi mi sa dire dove si trovano i binari dove hanno ucciso Peppino?”
Un passante di Cinisi:” Dove DICONO… che hanno ucciso il Signor Impastato!”.
A margine dello spettacolo, abbiamo incontrato l’interprete a cui abbiamo rivolto qualche domanda. Paola Copertino