Molfetta, tempi duri per i lavoratori della Network Contacts: licenziamenti in vista? VIDEO

Lunedì 22 maggio presso la piazzetta antistante la Prefettura di Bari si terrà lo sciopero dei dipendenti della Network Contacts, leader e tra  le maggiori aziende di call center in terra di Bari (Molfetta). La questione è seria, travagliata, imponderabile e con molte incognite, poiché potrebbero esserci tagli importanti del personale a causa del riordino della società che lamenta una maggiorazione dei costi. Che ci siano dei licenziamenti all’orizzonte? Questa pare che sia il principale motivo che preoccupa i 4000 e più dipendenti della sola sede di Molfetta.

Per avere maggiore chiarezza e un punto di vista laico e indipendente ne abbiamo parlato con il sindacalista della SLC-Cgil – R.S.A della società, Antonio Sasso.

Tuttavia ci preme immediatamente sottolineare che il nostro giornale sarebbe lieto di intervistare altri attori con pari dignità, anche di parti opposte, che con metodo possano chiarire i loro punti di vista.

Sasso è entrato nella Network Contacts nel 2012, part-time al 75%,con la qualifica di operatore di call center e uno stipendio intorno ai mille euro al mese.  Svolge anche le mansioni di sindacalista ma saggiamente esprime un punto di vista che, pare, condiviso dalla maggioranza dei suoi colleghi: « non siamo e non abbiamo nessuna voglia di fare barricate fine a sé stesse, sappiamo che l’azienda deve fare “l’azienda” e conosciamo il perverso mondo degli appalti al maggior ribasso possibile ma ridimensionare, con formule discutibili, il personale oppure ridisegnare gli emolumenti al ribasso, rivedere i permessi oppure proporre formule capestro non è la strada migliore.»

Ma perché siete in conflitto con l’azienda vogliamo addentrarci meglio e in maniera semplice e strutturata? Non siamo in conflitto ma su un punto non bisogna tergiversare: Network Contacts e gli altri call center non possono più accettare dalle committenti condizioni sempre più al ribasso altrimenti si verrà a creare, in  breve tempo, un collasso operativo e lavorativo tra queste e i lavoratori, posto che, se le commesse hanno la possibilità di  strozzare le aziende, il giogo fatalmente coinvolgerà il personale. Quindi ci proponiamo con la nostra azione di dare anche un netto segnale di inversione di tendenza.

Ci parli del progetto imprenditoriale (P.A.C. Piano di Azione Correttivo) che la Network Contacts ha proposto ai lavorati e alle sigle sindacali? In breve, il piano industriale proposto riguarda la specializzazione di 5 sedi operative, definite “poli di eccellenza”, in cui concentrare le attività di uno stesso settore, con il conseguente trasferimento di lavoratori dalla sede di Molfetta alle altre sedi italiane. Spiego: il piano industriale prevede la rimodulazione dell’assetto operativo della 5 sedi della Network: Palermo, Taranto, Molfetta, Concorezzo, Roma, cosa su cui abbiamo delle perplessità, visto che, a fronte di uno stipendio medio di 700 euro/mese il trasferimento in sedi così lontane si trasformerebbe in uno stillicidio sociale. Mi spiego ancora meglio. Le 5 sedi dovrebbero diventare uniche e a se stanti con indirizzi operativi unici: Molfetta diventerebbe la sede del marketing a fronte di una esigenza dichiaratamente dimezzata , si passerebbe dai 4000 e più a poco meno di 2000, quindi significa che una famiglia che campa con 700 euro/mese potrebbe trovarsi il trasferimento d’autorità nella sede di Concorezzo che è a mille km ed è in provincia di Monza. Lo stipendio basterebbe solo a coprire una settimana in quel luogo. Quindi al dipendente cosa resta? Il licenziamento e non altro.

Sasso scusi ma quel è lo stipendio medio che percepiscono i suoi colleghi? Tra i 700-1.000 euro al mese, a seconda che si tratti di un part-time al 50% o al 75%.

Che altro prevede la proposta contrattuale? Per evitare tale stillicidio, l’azienda si è detta disposta a ritirare il Pac in cambio di un accordo che prevede: l’abolizione delle maggiorazioni sui festivi e delle festività non godute; Mancata maturazione e congelamento degli scatti di anzianità ( che ovviamente si traduce in un minore esborso da parte dell’azienda) ; Mancata maggiorazione dello straordinario. Su questo mi spiego, normalmente il dipendente part time 50% può passare ad un tempo d’impiego superiore, 75 % o full time, perché all’azienda, in caso di necessità, dovendo pagare la maggiorazione sugli straordinari, converrebbe incrementare l’orario stabilmente, con un miglioramento netto dello stipendio indipendente dal carico di lavoro che si dovesse presentare poi successivamente. Con il mancato pagamento della maggiorazione dello straordinario, piuttosto che incrementare stabilmente l’orario, insisterebbe invece con l’utilizzo delle ore extra e solo quando il carico di lavoro è più alto. In questo l’azienda ottiene flessibilità ma il lavoratore perde la possibilità di lavorare con uno stipendio stabilmente migliore. E non è tutto, perché la proposta d’accordo prevede:  Modifiche nelle tempistiche di  passaggio dal contratto a tempo determinato, previsto per i neo assunti, all’indeterminato, dagli attuali 12 mesi a 24 mesi. Da una parte l’azienda spera di risparmiare somme considerevoli e dall’altra il neo assunto deve aspettare 24 mesi per aspirare all’assunzione a tempo indeterminato. Poi propongono anche una riduzione del monte ore dei permessi che ad oggi è pari a 72 ore per anno. Li vorrebbero modificare a sole 20 ore; questi risparmi andrebbero a rimpinguare un fondo interprofessionale da utilizzare per la formazione. Infine il diritto alla salute. Se il dipendente, secondo gli accordi contrattuali in essere, dovesse assentarsi per malattia breve, il costo sarebbe totalmente a carico dell’azienda se invece superasse i tre giorni tutto sarebbe a carico dell’Inps. Ora la Network , noi crediamo, che voglia dissimulare in una norma della neo proposta, che avrebbe una durata triennale, sostituendo con non meglio precisate modalità, scorciatoie solo in pregiudizio dei lavoratori, ossia allorquando un dipendente si assentasse per due/tre giorni , l’azienda per non pagare le spese sanitarie, proporrebbe soluzioni alternative il cui scopo è solo quello di ridurre ulteriormente gli emolumenti o gli istituiti contrattuali (ferie o permessi) concessi al dipendente stesso.

Insomma una proposta contrattuale a senso unico? Noi la vediamo così e non è giusto. Ripeto e ribadisco, vogliamo dare un freno alla gioco al ribasso che si fa, in primo luogo, sui nostri diritti, e poi in tutto il settore dei call center, pertanto riteniamo le proposte irricevibili e non negoziabili. I committenti sanno che la Network è un’azienda con un capitale umano importante e sanno bene che spremendo fino all’osso la commessa obbligano la società ricevente a prendere questi provvedimenti che, in un caso, si tradurrebbero in licenziamenti, nell’altro, in forti riduzioni di diritti e compensi. Intanto ora dobbiamo fronteggiare i primi provvedimenti di trasferimento. Stiamo parlando di circa 150 unità, famiglie, che dovrebbero trasferirsi da Molfetta a Palermo.

Lunedì è la giornata dello sciopero proclamato dalle sigle sindacali, credete che aderiranno in tanti. Noi ci speriamo. Come speriamo che il direttore generale di Network Contacts, il Prefetto e le altre organizzazioni sindacali in rappresentanza dei lavoratori si siedano ad un tavolo di concertazione e trovino una soluzione che rispetti il diritto al lavoro e la stabilità per i dipendenti senza trappole ma pretendiamo pure che venga garantita la società e le società del settore con interventi strutturali a livello nazionale.

Ma voi cosa proponete? Semplici passaggi: consentire ai lavoratori l’accesso alla previdenza sociale tipo la naspi, ricorrere dove fosse possibile allo smat working e alla implementazione tecnologica per realizzare un piano organizzativo di efficientamento che non preveda il trasferimento di nessuno; quindi di  revocare i trasferimenti senza dover accettare accordi che prevedano ad esempio il blocco degli scatti di anzianità, o norme che deroghino il contratto nazionale in merito a permessi e assenze. Si può fare tanto, ma prima di tutto dobbiamo invertire questa tendenza al massimo ribasso – iniziando da Network -la cui unica ricaduta territoriale è la ghigliottina per i lavoratori. Poi ci sono molte altre soluzioni che possono portare vantaggi a tutti spero di poterne discutere nei prossimi giorni.

L’intervista termina e ci congediamo con un po’ di amarezza. In Italia non è permesso arricchirsi questo vale sia per gli imprenditori che per i lavoratori. Purtroppo tante società falliscono e tanti lavoratori sopravvivono è una battaglia sempre in salita.

BariSera ribadisce il concetto secondo cui ognuno è libero di esprime assenso e dissenso per cui vorremmo che altri attori di questa storia chiedano di parlare per dire la loro nel solco della convergenza a favore di tutti e con quel senso civico caro a tanti ma disperso da molto.

Franco Marella

 

 

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