Un libro. E l’incontro del Sud con il Governo

«Quello costruito da Giorgia Meloni insieme ai suoi coetanei della generazione Atreju è, a tutti gli effetti, non solo nel simbolo, il terzo partito della Fiamma e, al tempo stesso, l’espressione di una destra a-fascista, nazional–conservatrice che, diventata centrale nella politica italiana, tenterà di cambiare gli equilibri della politica europea», così, nella quarta di copertina dell’appena fresco di stampa  ”FRATELLI DI GIORGIA – Il partito della destra nazional -conservatrice“. Una sintesi questa, che peraltro già rivela l’utilità di questo libro per spiegare anche ai più duri e nostalgici di quel lontano MSI «piccolo partito di grandi uomini…» la trasformazione avvenuta nel tempo di quel partito. A partire dalla geniale intuizione di uno statista come “Pinuccio” Tatarella, con l’invenzione di AN che lo portò a divenire addirittura “Ministro dell’Armonia” e Vice Presidente del Consiglio col Polo delle Libertà, fino ad arrivare all’attuale partito di Giorgia Meloni, come naturale evoluzione di quell’antico disegno di una destra allargata, ma rivisto e corretto per affrontare la già difficile sfida del presente per poi affrontare quella forse ancor più ardua del futuro. Volume molto tecnico e puntuale, una poderosa ricerca che non è certo un semplice racconto, è comunque leggibile tra le righe come la scommessa che ha portato la Meloni dov’è, anche a livello europeo, è risultata vincente grazie a un altro abile tessitore, e ancora una volta un pugliese: cioè Raffaele Fitto, entrato in quota FdI nel 2017 – opportuno evidenziarlo – «quando Fratelli d’ Italia non arrivava al 3, 4%».   Nessuna sorpresa, dunque, se poi Fitto è divenuto, per esperienza, capacità e un curriculum politico a 360°pressoché inarrivabile, a rivestire la carica forse oggi più importante e vitale di un Paese che il precedente Governo ha anche lasciato in guerra (anche se non ufficialmente) insieme a USA e Nato contro un partner essenziale alla sua economia come la Russia. Ove non bastasse già questo a spiegare le difficoltà in cui ci troviamo, e con un’opposizione che verosimilmente bada più al proprio consenso che a una necessaria “ragion di Stato”, parlare oggi di un’Italia colabrodo in tutti i settori non è poi un’esagerazione. Ma è questa la nazione ereditata dall’attuale Esecutivo dalla passata gestione. E, per di più, con una Meloni non certo lasciata in condizioni tali da poter far molto per “cambiare gli equilibri della politica europea” né, ancora meno,  dissociarsi dalla linea marcatamente filo atlantista assunta del Vecchio Continente (e che una buona metà degli italiani contesta)  per magari  proporre l’Italia come nazione guida di una iniziativa di Pace, come per posizione, importanza e presenza del Vaticano pur le spetterebbe di diritto, al fine di allontanare da noi e dall’Europa il rischio concreto di un coinvolgimento diretto in una guerra che potrebbe divenire nucleare e apertamente mondiale.   Una lunga e necessaria premessa, la nostra, anche per spiegare il perché, sabato scorso, c’era gente fino alle scale della Fondazione Tatarella, per la presentazione di un libro che in realtà si annunciava come un vero e proprio appuntamento del Sud con il Governo, quasi al pari di quello che una volta avveniva all’apertura della Fiera del Levante, A dirlo chiaramente oltre al titolo del volume, la partecipazione al tavolo, con l’autore, non solo di Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il PNRR  e pure con delega al Sud, ma anche quella dell’on. Marcello Gemmato, coordinatore regionale di FdI e  Sottosegretario di Stato alla Sanità, altro settore in crisi profonda e da ristrutturare completamente. Più che scontata, dunque, la sala stracolma anche per la presenza di altri parlamentari e figure chiave della politica pugliese d’area, considerando che, con le elezioni a breve per Bari e la Puglia, la prossima grande sfida dell’Italia e del Governo si gioca qui. Ma con una base locale del centro destra in crisi di identità, come peraltro appare chiaro dai movimenti a macchia di leopardo in atto, e che non certo corrispondono esattamente a quella coesione di cui l’attuale Esecutivo sembra di dar prova e mostra all’esterno.   Quantomeno doveroso, a questo punto, concludere almeno accennando al libro che uno degli autori, il prof. Salvatore Vassallo, ha più che felicemente illustrato anche grazie alla inappuntabile presentazione di Salvatore Tatarella, lì nella doppia veste di moderatore e padrone di casa: un volume, questo scritto da Vassallo e dall’altrettanto valido Rinaldo Vignati  (“il Mulino” editori) che  oltre a spiegare appieno il successo del partito della Meloni, soprattutto ribadisce, attraverso una rigorosa e opportuna analisi storica, il perché, e a ragione,  Fratelli d’Italia è in tutti i sensi definibile come una forza “nazional-conservatrice” non solo dei migliori valori anche identitari della nostra nazione, ma è anche veramente, e in senso letterale, un partito “a–fascista”. Almeno per chi finalmente voglia, e a ragione, almeno tentare di capirlo. Tanto sappiamo già che,  in mancanza di altri argomenti, ci sarà sempre il vecchio partigiano di turno che non darà la mano a un Sottosegretario di Stato (o altra carica importante di questo Governo) o chi intonerà un’usurpata “Bella Ciao“ contro un fascismo che non c’è…oppure chi, in nome di un ecologismo che arricchisce solo i veri grandi inquinatori della Terra, non saprà fare altro di meglio che imbrattare il nostro inarrivabile patrimonio artistico che è forse la risorsa più importante del nostro Paese. Ma che farci? Questa, se vogliamo, è l’Italia che abbiamo oggi sotto i nostri occhi, ma che, voglia Iddio, forse stavolta ha l’occasione giusta per cambiare e tornare a essere quel grande Paese, culla di Civiltà e faro di Cultura del Mondo, che la Storia ci ha consegnato.   Enrico Tedeschi (con la collaborazione di Giorgia Lecce Coccia)

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