L’agente antidroga di Catania costretto a comprare la cannabis terapeutica nelle piazze di spaccio

Dalla Repubblica di oggi ci giunge questa dolorosa storia che riguarda un appartenete alla Guardia di Finanza che, per via delle sua invalidanti patologie contratte per cause di servizio ha ottenuto un piano terapeutico a base di cannabis, ma nell’attesa ha dovuto acquistare la Cannabis nelle piazze di spaccio, luoghi usuali per spacciatori e consumatori di droghe.

La storia e la burocrazia sono stati così intrecciati che hanno impedito al maresciallo di vivere una vita dignitosa, anzi lo hanno costretto a rinnegare la sua vita di sottufficiale antidroga. Che vergogna.

La storia. Il maresciallo in congedo Alfredo Ossino, 59 anni, di Catania, che per tanto tempo ha lavorato nei gruppi operativi antidroga di tutta Italia tra i quali a Roma e Napoli, a causa di un grave deficit funzionale della colonna vertebrale, dopo avere provato tanti rimedi curativi, risultati fallimentari, ha scoperto la cannabis come rimedio terapeutico.

A soli 43 anni Alfredo Ossino, dopo diciotto mesi di aspettativa, viene congedato dalla guardia di finanza. “Lo Stato concede per le forze armate – spiega l’ex maresciallo – un periodo di aspettativa retribuita fino a un massimo di 730 giorni (due anni), per le patologie contratte “per causa di servizio”. Se la patologia, durante questo periodo, dimostra una notevole regressione, lo Stato potrebbe valutare la nuova possibile idoneità al servizio attivo ed evitare il precoce congedo”.

Non è stato però il caso di Ossino, che nel 2007, visto il progredire della malattia, ha perso anche il lavoro. Fu allora che, stanco di soffrire decise di provare la terapia a base di cannabis medica, legale in Italia dal 2006 eppure ancora poco conosciuta dai medici restii a prescriverla come terapia. “Come hanno dimostrato le vicende di altri pazienti, tra tutti Walter De Benedetto – sostiene Ossino – in Italia è molto difficile rintracciare medici preparati e disposti alla prescrizione della cannabis medica”. Cosciente del fatto che il dolore e la vita non aspettano, il maresciallo della guardia di finanza in congedo decise quindi di affidarsi al mercato nero. Ma non aveva scelta: “I dolori non diminuivano e gli oppiacei prescritti per sette anni dai medici – racconta – mi avevano condannato a uno stato depressivo che mi aveva isolato da tutti. Trascorrevo le mie giornate a letto e sono arrivato a pesare 90 chili”.

L’ex maresciallo, al pari di un qualsiasi altro consumatore di droghe, decise quindi di andare nelle piazze di spaccio di Catania. “Provavo un profondo senso di colpa e di vergogna perché se per una vita ho combattuto contro lo spaccio della droga, adesso mi trovavo ad essere un acquirente qualsiasi. Mettevo in tasca allo spacciatore 20 euro e andavo via con la dose tra le mani. Anche i miei familiari mi consideravano un degenerato”. Tutto questo dolore Ossino l’ha raccontato in: “Cannabis. La vera storia di un agente antidroga”.

Finalmente a febbraio del 2021 l’ex maresciallo riuscì ad ottenere dal Servizio sanitario nazionale il piano terapeutico per l’assunzione di 70 grammi di cannabis. “Una delle farmacie autorizzate di Catania – racconta – però mi disse che il limite consentito era di 40 grammi, insufficiente per il mio fabbisogno. L’unica soluzione fu quella di rivolgermi all’Asp di Messina che mi garantiva la quantità necessaria e adesso, per potermi curare, sono costretto ad andare periodicamente all’ospedale di Taormina che dipende dall’azienda sanitaria messinese”.

La Guardia di Finanza avrebbe dovuto sostenere il sottufficiale aiutandolo ed assistendolo affinché potesse vivere con quella dignità con la quale ha combattuto per le strade italiane lo spaccio o come minimo sindacale metterlo nelle condizioni di reperire il fabbisogno senza girovagare.

Franco Marella

 

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