L’invito di Michele Emiliano è diretto, perentorio, senza mezzi termini. Arriva sui social – dopo la decisione del governo di inserire la Puglia in zona gialla da lunedì – per poter raggiungere il maggior numero di persone: “Rivolgo un appello a tutti coloro che possono fare a meno di uscire di casa e che possono operare a distanza attraverso la tecnologia di lavorare e studiare da casa. E di non uscire se non per stretta necessità. In particolare rivolgo un appello a tutto il mondo della scuola perché non spinga le famiglie ad andare a scuola in presenza. La mia non è una crociata contro la didattica in presenza, che anche per me e senza alcun dubbio è preferibile a quella a distanza”.
“Capisco – continua il governatore – di avere preteso molto dai valorosi insegnanti pugliesi chiedendogli di seguire nello stesso momento sia gli studenti in presenza in classe, sia quelli a casa attraverso il computer. Voglio ringraziarli per questo sforzo senza del quale non avremmo potuto far abbassare i contagi scolastici che dopo il 24 settembre si erano moltiplicati a dismisura. Abbiate pazienza, in questo momento non è possibile avere l’ottimo e dobbiamo accontentarci del meglio possibile, dando priorità alla salute senza pregiudicare del tutto la didattica”.
Le parole però, stridono con la realtà quotidiana. Ieri pomeriggio, prima dell’orario di chiusura delle 18, secondo le disposizioni di legge, i bar – da Poggiofranco al centro – erano super affollati. Decine di ragazzi, gli stessi che non devono seguire le lezioni in presenza per evitare la diffusione del contagio, erano seduti spensieratamente ai tavolini, consumando Spritz, cappuccini e cioccolate calde, come se nulla fosse. Senza mascherina. Perché per sorseggiare devi avere la bocca libera. Oppure ammassati agli angoli delle strade dei tradizionali punti di ritrovo dei più giovani. Fumando, scherzando, chiacchierando. Un controsenso difficile da decifrare. Nessuno vuole crocifiggere i titolari di esercizi commerciali, ma qualcuno dovrebbe riflettere a lungo sul futuro di una società dove lo spritz batte l’istruzione. Siamo il paese in Europa che ha chiuso le scuole per più giorni (oltre 100 contro una media nel resto del Continente di 50).