Puglia troppo cara? Occhio a non tirare troppo la corda

I passi da gigante compiuti negli ultimi anni sono stati tanti, soprattutto per quanto concerne il turismo. Ma più passa il tempo e più – senza dovuti accorgimenti la “celebrità” può costituire un effetto boomerang. Presentando così un conto salato. La Puglia è una meta desiderata e agognata da tanti, italiani e stranieri, soprattutto prima della pandemia. Ed è proprio adesso che si è guadagnato la ribalta internazionale che bisogna lavorare per mantenere alta la leadership.

Lontani i tempi in cui Maurizio Costanzo si sgolava: ancora negli anni ’90 il valore del Tacco d’Italia non era poi così alto: posti belli, mare stupendo ma bellezze praticamente apprezzate dagli indigeni stessi e da pochi altri. Una regione che rispetto ad ora era anche economicamente più accessibile e priva di quei problemi di organizzazione cui ora spesso bisogna far fronte. Prezzi alti (per lidi, camere da affittare e qualche volta anche per mangiare) soprattutto in alcuni tra i posti più affollati dal Salento al Gargano, ma in qualche  caso il problema risiede anche nella qualità del servizio offerto: non sempre all’altezza. Aspetti su cui bisogna lavorare e che bisogna potenziare per evitare eventuali emorragie di turisti. Che, perlomeno da queste parti (anche a Bari) tendono a preferire altre regioni o anche mete estere. Dove talvolta in due settimane si potrebbe spendere quello che qui andrebbe via in 5 giorni (si pensi soprattutto a quei posti dell’est che, senza euro, presentano anche tassi di cambio vantaggiosi).

Il covid ha provato soprattutto l’anno scorso a frenare soluzioni extra regionali (col Covid la paura dell’estraneo la fa da padrona), ma la sensazione è che in diversi  casi non sia stata proprio tesa una mano davanti al turista, soprattutto quello interno. Sia chiaro: i miglioramenti restano e la crescita è certificata dai numeri, ma a stretto giro servirà compiere il salto di qualità.

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