“Io apro”


La cosa che immediatamente salta agli occhi nelle recenti, reiterate manifestazioni di “io apro” è l’assenza delle “rappresentanze”. Nella nazione dove sono quasi più numerosi i rappresentanti che i rappresentati non si vede una associazione di commercianti o di consumatori o gruppuscoli politici o sindacati (che per molto meno hanno riempito le piazze fino a ieri) che cerchi quanto meno fraudolentemente di profittare di tanto scontento.
I manifestanti sono quelle persone che si definivano “per bene” e che contribuivano fino ad un anno fa con il proprio sacrificio economico a retribuire i dipendenti pubblici; oggi quei contribuenti vengono inseguiti e stanati nelle vie di Roma proprio da quelli di cui pagano stipendi e tasse, previdenza e tredicesime, scrivendo una pagina che difficilmente sarà dimenticata. Da oggi è chiaro che esiste una parte significativa di popolazione e di contribuenti che non ha voce politica e dunque la democrazia rappresentativa è zoppa; al di la di ogni altra considerazione ed è tutto documentato dalle telecamere dei telefonini. Le manifestazioni sono visibilmente naif, spontanee, scoordinate e quindi perdenti sul terreno; circostanza non sconosciuta agli strateghi della politica che quindi ritengono che si possano disperdere senza rischi; alla fine sono camerieri -sembrano pensare- se non hanno il pane gli daremo il ristoro (altri in un altro non dimenticato passato hanno offerto le brioches) e tutto finirà lì.
A ben vedere c’è un’altra categoria nelle stesse condizioni e sono i risparmiatori. Più volte sono scesi in piazza in difesa dei propri risparmi e sono rimasti privi di risposte. Anche i loro pochi difensori sono stati presi in giro. E questo perchè le banche sono piene di soldi recentemente creati dalle banche centrali e quindi i risparmi dei lavoratori non servono più; anzi danno fastidio.
Tutto questo non va bene.
Questa è una cosa che segna una svolta decisiva nella storia d’Italia e della democrazia occidentale. Mai nulla sarà come prima; il ricordo va alla marcia dei quarantamila che cambiò la storia dei rapporti di forza in alcune imprese italiane.
Oggi è ben visibile che c’è qualcuno che domina e qualcun altro che è dominato e questo non rimarrà più ignorato, né sottovalutato.

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