Ad un passo dal sogno, oltre ogni più rosea previsione. L’Italia di Mancini proprio non vuole saperne di fermarsi: regolata anche la Spagna, al termine di una semifinale decisamente al cardiopalmo. Iberici superiori sul piano del gioco e del possesso palla, azzurri più cinici come si è visto col gol di Chiesa: il guizzo del singolo si è rivelato decisivo, per smuovere le acque di una gara che non stava prendendo una bella piega. Ma è stata anche quella dove i singoli hanno tradito: la scelta da parte di Luis Enrique di inserire Morata a gara in corso ha pagato in termini di freddezza sotto porta, ma non dal dischetto. È stata la gara più difficile per gli azzurri: non un caso, perché la Roja pratica lo stesso tipo di gioco ma con un centrocampo più qualitativo e tecnico. Per fortuna non è stato sufficiente e, dopo aver anche giocato bene nelle precedenti uscite, gli azzurri hanno avuto il merito di saper soffrire e di trovare quel carattere che già si era intravisto contro Austria e Belgio. Un risultato provvisorio ma che sta andando oltre le più rosee aspettative. È la metafora di una vita che invita a non arrendersi mai, ad avere speranza. E lo stesso Mancini, ora, sogna di riprendersi quella rivincita che 29 anni fa costò la Champions League alla sua cara vecchia Sampdoria. Con merito, tanta sorpresa e grazie alla forza del gruppo.
Ma è stato ancor più bello rivedere gli stadi pieni o quasi. In Inghilterra nonostante l’ultima variante provano ad andare oltre: vedere 60mila persone sugli spalti di Wembley, con le curve piene e senza i 20 mila sparsi ovunque, fa un certo effetto. Cosi come vedere la gente esultare in curva e abbracciarsi anche a pochissima distanza. Come se il virus non ci fosse o fosse stato accantonato. Segnali di normalità cui vorremmo presto riabituarci. Tra l’altro, con la sola eccezione (per ora) di S. Pietroburgo e di 60 tifosi finlandesi, nessun altro stadio e nessun’altra partita ha rappresentato grossa fonte di focolaio: un dato confortante e che fa ben sperare sulla possibilità di aver intrapreso una buona strada, almeno per quanto riguarda gli eventi sportivi di questo calibro. Gli inglesi sono stati in generale i primi a riservare una maggiore attenzione sul ritorno dei tifosi allo stadio. Un bene spesso tutelato.
Sarà finale contro Inghilterra o Danimarca? Oggi sapremo. E che bello vedere le piazze che, un po’ come le curve sopra citate, ritrovano quello spirito di aggregazione, festa e condivisione tipici di queste occasioni. E un grazie anche a Luis Enrique: se l’è giocata fino alla fine e come meglio non avrebbe potuto, ora ha giurato di fare il tifo per noi. Ci contiamo. Cosi come contiamo di tornare a respirare sempre più normalità negli stadi e poi in tutti quei settori che hanno patito più di altri le restrizioni della pandemia. Continuiamo a sognare e sperare, in tutti i sensi…
DOMENICO BRANDONISIO
(foto repubblica)